Intervista ai genitori dell'associazione Genitori De Gender

Dana e altri genitori dell'associazione, che parteciperà con una sua rappresentanza al convegno

Contro la propaganda gender: del 28 ottobre a Roma, rispondono alle nostre domande

Intervista ai genitori dell’associazione Genitori De Gender 

  Dana e altri genitori dell’associazione, che parteciperà con una sua rappresentanza al convegno: Contro la propaganda gender:  del 28 ottobre a Roma, rispondono alle nostre domande

Diversi giornali europei hanno pubblicato l’Appello-manifesto dell’ Osservatorio internazionale, La Petite Sirène, formato da medici, psicologi, insegnanti e accademici che chiedono ai mass media e alla scuola di trattare in modo più oggettivo il tema della ‘disforia di genere’ e della cosiddetta ‘riassegnazione sessuale’.  Quest’ultima viene presentata come una soluzione miracolosa ai problemi dell’adolescenza, eludendo/nascondendo le sue reali implicazioni dietro un linguaggio rassicurante. Il risultato di questa visione falsata del problema, amplificata dai social network, è un aumento esponenziale (venticinque volte in meno di dieci anni) del numero di minori – spesso affetti da altri disturbi psichici – che si identificano come trans e chiedono interventi medici, come i bloccanti della pubertà, per avviare la transizione di genere. 

Le associazioni: Non si tocca la famiglia e l’Osservatorio di bioetica di Siena – impegnate da tempo a contrastare la diffusione della teoria  Gender e le sue implicazioni nel mondo dei bambini – hanno ottenuto dai promotori la possibilità di diffondere anche in Italia l’Appello: esso verrà presentato ufficialmente a Roma  il 28 ottobre  nella sala della Promoteca in Campidoglio in un convegno, cui parteciperà una rappresentanza dell’Osservatorio internazionale e di altre associazioni.

Come nasce la vostra associazione?

L’associazione Genitori De Gender, che è apolitica, aconfessionale e priva di scopi di lucro, nasce dall’incontro, tra marzo e maggio 2022, di alcuni genitori accomunati dalla necessità di trovare risposte alle tante domande che nascono quando un figlio comunica un disagio rispetto alla propria identità di genere. Abbiamo cominciato condividendo risorse e studi scientifici provenienti dall’estero sui social network e tramite un gruppo Facebook rivolto a tutti i genitori preoccupati come noi. 

I nostri figli, sono preadolescenti o adolescenti con disforia di genere che, spesso da un giorno all’altro, hanno deciso di definirsi transgender, cambiando così nome, aspetto e comportamenti per adeguarli a quelli ritenuti più tipici del genere opposto. Già questo dovrebbe far riflettere su quella che purtroppo molto spesso viene spacciata anche come una battaglia di libertà contro gli stereotipi di genere.

Confrontandoci tra noi abbiamo potuto condividere la solitudine, la disperazione e il senso di incredulità che ognuno di noi ha sperimentato davanti al muro del politically correct innalzato da medici, psicologi ed educatori – i quali il più delle volte ci invitano ad affermare e celebrare l’identità trans dei nostri figli – che ostacola la comprensione dell’origine del disagio dei nostri ragazzi e ne mette in pericolo la salute e la vita futura. 

Quale scopo si prefigge?

Viviamo una sorprendente e pericolosa contraddizione: mentre il numero dei giovani coinvolti nel fenomeno aumentano in maniera esponenziale – tra il 2018 e il 2021, il Servizio per l’adeguamento tra Identità Fisica e Identità Psichica (SAIFIP) di Roma ha registrato un aumento del 315% di accessi tra gli adolescenti – in Italia è pressoché assente una riflessione che non sia ideologicamente orientata. Mentre la salute mentale dei giovanissimi peggiora in modo allarmante, sul tema disforia di genere è sufficiente sollevare un qualsiasi dubbio sulla possibilità di un condizionamento sociale per essere tacciati di bigottismo o peggio, e questa mancanza di dibattito si riflette inevitabilmente sulle possibilità terapeutiche per i nostri figli. A loro infatti non viene dato il tempo e il modo di crescere e risolvere i propri problemi identitari – ricordiamo che fino a pochi anni fa, in assenza di intervento, la disforia di genere si risolveva spontaneamente con l’età adulta nell’assoluta maggioranza dei casi – e vengono invece incoraggiati a cominciare la transizione già da ragazzi o addirittura bambini, cosa che il più delle volte li porta purtroppo alla medicalizzazione e alla chirurgia. Questa modalità di cura affermativa, senza un percorso esplorativo adeguato, è già stata adottata all’estero (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, nord Europa) con risultati devastanti per i giovani pazienti, tra i quali i tassi di pentimento si stanno impennando, tanto da imporre una revisione dei modelli di cura in nome di una maggiore cautela. Molti di noi si sono trovati grazie a piattaforme o associazioni internazionali on-line, in molti casi fondate e gestite da professionisti con comprovata esperienza nel settore – medici, endocrinologi, psichiatri e psicoterapeuti – che denunciano uno scandalo medico che coinvolge centinaia di migliaia di adolescenti del mondo occidentale. Quello che ci proponiamo come associazione è di lanciare l’allarme anche in Italia, e utilizzare le nostre storie e le nostre esperienze per ribadire la necessità di creare anche nel nostro Paese un dibattito serio su un fenomeno che lo è altrettanto.

Avete avuto notizia del manifesto- appello che l’osservatorio internazionale la Petite Siréne ha pubblicato su importanti quotidiani francesi e belgi? Cosa ne pensate?

Abbiamo trovato l’appello francese sul web e l’abbiamo pubblicato sui nostri social, condividendone pienamente il contenuto; i firmatari, tra cui medici, filosofi, psicologi infantili, antropologi, giuristi e magistrati, parlano senza se e senza ma di furto dell’infanzia e di  mercificazione del corpo convinti che le richieste di cambiamento di sesso in giovanissima età si basino sulla semplice percezione, presentata come verità incontestabile dai cosiddetti professionisti della disforia di genere al prezzo di un trattamento medico o addirittura chirurgico permanente (rimozione di seni /utero e ovaie o pene e testicoli) sul corpo di bambini o adolescenti. Promulgando il concetto che il sesso è stato ’assegnato” alla nascita e che può essere cambiato liberamente, rendiamo questi adolescenti pazienti a vita, ridotti a consumatori di ormoni sintetici, poveri corpi sottoposti a chirurgie di riassegnazione di genere.

Udine, 10 ottobre 2022     

                                                    Responsabile Ufficio Stampa

                                                        Lucia Comelli