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Secondo il Report Cass la stragrande maggioranza delle incertezze identitarie nei minori si risolve con la crescita, ma - avvenuta la transizione sociale - è più difficile tornare indietro:
Eppure, un numero crescente di scuole italiane attiva la procedura senza richiedere neppure un certificato medico
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Secondo il Report Cass la stragrande maggioranza delle incertezze identitarie nei minori si risolve con la crescita, ma – avvenuta la transizione sociale – è più difficile tornare indietro: per questo sconsiglia la Carriera Alias. Eppure, un numero crescente di scuole italiane attiva la procedura senza richiedere neppure un certificato medico.
Il caso del professore che, nel liceo Cavour di Roma, aveva cancellato su una verifica scritta, cioè su un atto pubblico, il nome maschile scelto da una sua studentessa per sostituirlo con quello di nascita – l’unico legalmente valido – mi offrì tre anni fa l’occasione di parlare, a nome dell’Associazione Non si tocca la Famiglia, della Carriera Alias: la procedura che – facendo proprio l’approccio affermativo degli attivisti arcobaleno, cioè il principio della fluidità sessuale tipico dell’ideologia gender – pretende di legittimare negli istituti la transizione sociale di genere degli studenti che ne fanno richiesta, sostituendone il nome anagrafico, sui registri e i documenti interni alla scuola, con un altro di elezione, corrispondente al genere a cui attualmente essi sentono di appartenere [1]. Anticipando così una decisione, quella del cambio del nome, che solo un giudice può legittimamente prendere (e che nel caso di un minore non è, comunque, scontata).
All’iniziativa avevano allora già aderito un centinaio di istituti in tutta Italia, applicando un regolamento interno ‒ non autorizzato dal Ministero dell’Istruzione o da altre autorità competenti ed elaborato unilateralmente da un’associazione di attivisti LGBTQIA+ ‒ senza la necessità di allegare alla domanda per cambiar nome una documentazione attestante l’effettiva presenza nell’allievo di una disforia di genere: la richiesta di utilizzare la procedura pertanto poteva (e può) venire accolta anche sulla base della sola “autodiagnosi” fatta dal minore; al fine – come si legge nel regolamento – di:
“garantire a studenti con varianza di genere o trans…la possibilità di vivere in un ambiente scolastico sereno, attento alla tutela della privacy e al diritto di ogni persona di essere riconosciuta nel proprio genere”.
Premesso che la scuola, per dovere e vocazione, è tenuta a farsi garante per tutti gli allievi di un clima di accoglienza, mi chiedevo nel suddetto articolo se: la Carriera Alias fosse realmente uno strumento di tutela degli studenti con disforia di genere (o presunti tali, visto che il certificato medico/psicologico non è d’obbligo) o piuttosto una procedura che rischia di rafforzare nei ragazzi, specie quelli più fragili, il proposito di iniziare un percorso di transizione [2].
Nel frattempo, cioè nei due anni successivi – come ha scritto la scrittrice e Garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni su Il Foglio – è successo il finimondo: a marzo del 2024 viene pubblicata la chat interna Wpath (massima associazione mondiale per la salute transgender) in cui gli stessi specialisti riconoscono che l’idea del consenso da parte di un minore non ha senso, perché i giovanissimi che accedono alle terapie affermative non sono in grado di capirne le serie conseguenze, come la sterilità o le ricadute negative sulla funzionalità sessuale [3], che molti tra i bambini trattati soffrono di pesanti problematiche di salute mentale e che il trattamento con bloccanti è mera sperimentazione [4]. La mazzata definitiva è arrivata subito dopo, con la pubblicazione, in aprile, della Cass Review Final Report. La monumentale inchiesta indipendente britannica sulla terapia affermativa e sull’ideologia gender che la ispira “segna infatti un vero e proprio punto di non ritorno”, tanto che il servizio sanitario inglese ha, di conseguenza, sospeso la somministrazione dei bloccanti la pubertà:
400 pagine per dire che la terapia affermativa – farmaci e chirurgia – per bambine e bambini non conformi al genere è stata un clamoroso fallimento, una vera e propria sperimentazione in vivo; che mancano prove che i blocker [i farmaci che bloccano la pubertà] aumentino il benessere e riducano il rischio suicidio; che i loro effetti sono in gran parte irreversibili […] che prima dei 18 anni non si dovrebbe avviare nessuna transizione e che almeno fino ai 25 anni si dovrebbe procedere con cautela; che per quei minori serve un approccio olistico e un’accurata valutazione psicologica dato che mediamente soffrono di concomitanti disturbi mentali [5]
In maggio, poche settimane dopo la pubblicazione del colossale Cass Review – che ha rilevato l’inconsistenza scientifica del sistema di cura destinato ai bambini affetti da disforia di genere ispirato all’approccio affermativo – le nuove linee guida del servizio sanitario britannico hanno ribadito l’importanza del sesso biologico e, messi al bando gli ormoni, prevedono per i minori affetti da incertezze identitarie un trattamento psicologico ad opera di un’équipe multidisciplinare, in grado di effettuare diagnosi precise, individuando i numerosi casi in cui le incongruenze di genere sono sintomi di disturbi mentali, disagi sociali/eventi traumatici o stressanti…
Alla luce di queste acquisizioni scientifiche, anche in ambito giuridico l’ideologia transgender promossa dagli attivisti arcobaleno viene messa sempre più ampiamente in discussione: in Inghilterra la Corte suprema ha confermato, nello scorso luglio, la liceità del divieto governativo dei bloccanti nei minori, impugnato da un gruppo di attivisti transessuali; nonché, il 15 aprile dell’anno in corso, ha sentenziato che è il sesso biologico a definire come tale una donna e che ai fini della legge britannica sulle pari opportunità la definizione di ‘donna’ riguarderà solamente le persone nate biologicamente femmine [6]. La fine, a molti livelli, della confusione ingenerata dall’ideologia gender riporta anche nello sport, come il pugilato, i test genetici, per evitare che le atlete debbano misurarsi con ‘colleghe’ che sono biologicamente dei maschi [7].
Per quanto concerne la transizione sociale, il Report Cass ha spiegato che non è un atto neutrale, ma un intervento attivo che può avere effetti significativi sul funzionamento psicologico di un giovane e sui risultati a lungo termine, nel senso che i minori che hanno cambiato la propria identità sociale in età più precoce hanno maggiori probabilità di procedere al trattamento medico. Infatti, la stragrande maggioranza delle incertezze identitarie dei minori ha carattere transitorio e si risolve con la crescita, ma – avvenuta la transizione sociale (con il cambiamento del nome e dell’abbigliamento …) – è più difficile tornare indietro! Anticipando in modo illecito la sentenza di un giudice competente, la scuola contribuisce con la Carriera Alias a tracciare quindi per questi adolescenti un travagliato cammino (verso una medicalizzazione ormonale a vita ed eventuali interventi chirurgici irreversibili) da cui è poi difficile recedere. In un duro avvertimento alle scuole, il Report aggiunge: “Questo non è un ruolo che può essere assunto dal personale senza un’adeguata formazione clinica” [8].
In Italia, sulla scia del Report, il Comitato Nazionale per la Bioetica, interrogato in merito all’eticità dei bloccanti la pubertà, ha diffuso il 16 dicembre 2024 un parere che restringe notevolmente l’uso di tali farmaci nei minori: «Considerata l’incertezza sul rapporto rischi/benefici del blocco della pubertà con triptorelina – aggiunge la nota riassuntiva del parere – il CNB auspica che le prescrizioni avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal Ministero della Salute» [9].
Malgrado gli esiti del Report e il parere negativo del CNB, buona parte delle associazioni mediche italiane rimangono ancorate all’uso nei minori dei bloccanti [10] e la scuola pubblica continua ad essere utilizzata per propagandare l’ideologia gender tra gli allievi [11] e, addirittura, favorirne incautamente la transizione sociale, come mostra il gran numero di istituti scolastici (oltre 450, secondo l’Agedo) che ad oggi hanno adottato la Carriera Alias [12].
Il Report Cass, come abbiamo visto, consiglia invece al Servizio Sanitario Nazionale di offrire una cura olistica, che guardi oltre al solo problema del “genere”, con la partecipazione di un gruppo multidisciplinare di esperti, per aiutare il minore e la sua famiglia a prendere le decisioni migliori. Infatti, diversamente all’attuale pratica di favorire una precoce transizione sociale (Carriera alias), anche all’insaputa dei genitori, nel Rapporto Cass si legge che i minori supportati dalla propria famiglia hanno tassi di guarigione più alti e che i genitori dovrebbero essere sempre resi partecipi delle decisioni riguardo a una eventuale transizione [13].
La tutela degli studenti con disforia di genere o di quelli che si credono tali – così come peraltro la tutela di tutti gli allievi, specie quelli più fragili o in difficoltà ‒ va garantita quindi nelle scuole attraverso il confronto, la comunicazione rispettosa, la comprensione, la condivisione fra gli studenti e le rispettive famiglie, non già attraverso l’attivazione di pratiche di cui il rapporto Cass (come un numero crescente di altri studi) ha dimostrato l’inconsistenza scientifica e i rischi per la salute dei più giovani.
L’associazione Non si tocca la Famiglia plaude pertanto alla proposta governativa (30 aprile) sul consenso informato preventivo dei genitori su attività concernenti la sessualità e l’affettività, soprattutto se ispirate all’ideologia gender, e ribadisce il suo impegno a denunciare a genitori, docenti e dirigenti la pericolosità dell’approccio affermativo e quindi della Carriera Alias, che ne rappresenta la massima espressione nelle scuole! [14]
Tale procedura ha, oltretutto, un’importante ricaduta anche sui compagni di classe/di scuola di chi ne fa richiesta e quindi sulle rispettive famiglie: la strada frettolosamente intrapresa da molti istituti nel concederla, seppure lastricata da buone intenzioni, contribuisce a diffondere tra gli allievi l’errata convinzione che ogni fisiologico processo di maturazione sessuale comporti una “scelta” di orientamento di genere, aumentando nei soggetti fragili le incertezze identitarie: non a caso molti specialisti parlano, a proposito del loro vertiginoso aumento ‘a rapida insorgenza’ tra i più giovani, di un ‘contagio sociale,’ che arriva da social, ambienti scolastici e medici ideologizzati. Nell’iscrivere un figlio a scuola le famiglie dovrebbero essere informate e tutelate anche in questo senso.
[1] Lucia Comelli, Occorre riflettere attentamente sulle incongruenze e i rischi della Carriera Alias, 22.11.2022. Per le considerazioni giuridiche presenti in questo articolo cfr. Daniela Bianchini, Carriera Alias e tutela dei minori, 9 novembre 2022, www.centrostudilivatino.it (https://www.centrostudilivatino.it/carriera-alias-e-tutela-dei-minori).
[2] Ivi.
[3] Come si legge nell’Introduzione al Report: “Trattamento della disforia di genere pediatrica: revisione delle prove delle migliori pratiche” recentemente pubblicato dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti, questi interventi comportano il rischio di danni significativi, tra cui: infertilità e sterilità, disfunzione sessuale, alterazioni nella densità ossea, impatti cognitivi negativi, malattie cardiovascolari, disturbi metabolici, disturbi psichiatrici, complicazioni chirurgiche e rimpianti. Cfr. Fabio Piemonte, Così il contagio sociale fa esplodere i casi più giovani transgender,15.05.2025. (https://www.provitaefamiglia.it/blog/cosi-il-contagio-sociale-fa-esplodere-i-casi-di-giovani-transgender.
[4] M. Terragni, Tutto l’Occidente si fa prudente con i bloccanti della pubertà. Tranne l’Italia, Il Foglio, 29.06.2024 (https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/29/news/tutto-l-occidente-si-fa-prudente-con-i-bloccanti-della-puberta-tranne-l-italia-6696269).
[5] Terragni, Il rapporto inglese sul gender è un punto di non ritorno, Il Foglio, 11 aprile 2024. Ritardare la scelta della transizione è anche frutto della consapevolezza della costante evoluzione del cervello di bambini e dell’adolescenti: le più recenti scoperte nell’ambito delle neuroscienze sostengono, infatti, che la corteccia prefrontale arriva a maturazione solo intorno ai venticinque anni. Pertanto, la somministrazione di trattamenti ormonali e interventi chirurgici irreversibili a giovani pazienti li espone anche un’alta possibilità di pentimento, come purtroppo il costante aumento del numero dei detransitioner sembra confermare.
[7] La federazione di pugilato mondiale World Boxing (WBC) ha reso pubblico, proprio questi giorni, un comunicato che l’introduce per gli atleti test genetici obbligatori al fine di garantire «parità di condizioni competitive tra uomini e donne». Cfr. La World boxing introdurrà un test genetico su atleti e atlete per stabilire se possono gareggiare, e ha citato il caso di Imane Khelif, Il Post, 30 maggio 2025 (https://www.ilpost.it/2025/05/30/world-boxing-test-obbligatorio-sesso-imane-khelif ).
[8] Cfr. Cast review: il report finale sul trattamento della disforia di genere, 21. 04. 2024. Traduzione degli estratti più significativi della Cass Review Final Report a cura dell’Associazione culturale GenerAzioneD, il cui obiettivo è informare in merito alle problematiche della disforia/incongruenza di genere in bambini, adolescenti e giovani adulti (https://www.generazioned.org/cass-review-il-report-finale-sul-trattamento-della-disforia-di-genere/)
[9] Cfr. Disforia di genere nei minori: il CNB si pronuncia sull’uso etico della triptorelina, Insalutenews, 19.12.2024. https://www.insalutenews.it/in-salute/disforia-di-genere-nei-minori-il-cnb-si-pronuncia-sulluso-etico-della-triptorelina/
[10] Cfr. Giuliano Guzzo, Sui bloccanti della pubertà le associazioni mediche ignorano i dati scientifici, La Verità 22.05.2025, (https://www.laverita.info/sui-bloccanti-della-puberta-le-associazioni-mediche-ignorano-i-dati-scientifici-2672181888.html).
[11] Cfr. Comelli, Gender: l’associazione Non si tocca la Famiglia auspica che il governo faccia rispettare la legge sul consenso informato in Toscana, 25 maggio 2025 (https://www.sabinopaciolla.com/gender-lassociazione-non-si-tocca-la-famiglia-auspica-che-il-governo-faccia-rispettare-la-legge-sul-consenso-informato-in-toscana)
[12] Cfr. l’Agedo nazionale ha pubblicato, il 26 maggio, l’elenco degli oltre 450 istituti hanno attivato la ‘Carriera Alias’: Elenco scuole in Italia con carriera alias: siamo a oltre 450, (https://www.agedonazionale.org/elenco-scuole-in-italia-con-carriera-alias).
[13] Cfr. UK. Rapporto Cass: mai più terapia affermativa per i minori con disagi legati al genere, 10.04.2024, a cura del gruppo FemministPost (femministe radicali gender critical italiane): sul loro sito trovate il Rapporto integrale della Commissione Cass: https://feministpost.it/dal-mondo/uk-rapporto-cass-mai-piu-terapia-affermativa-per-i-minori-con-disagi-legati-al-genere/
[14] Il 30 aprile, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge secondo il quale gli istituti per autorizzare attività scolastiche sui temi della sessualità e dell’affettività, soprattutto ispirate all’ideologia gender, devono richiedere il consenso informato, per iscritto e preventivo, dei genitori degli allievi. Cfr. https://documenti.camera.it/_dati/leg19/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=leg.19.pdl.camera.2278.19PDL0131870. Questo pronunciamento ha accolto le richieste delle associazioni dei genitori che, come Non Si Tocca la Famiglia, dal 2015 hanno portato avanti ininterrottamente azioni di sensibilizzazione presso gli uffici competenti: il loro impegno aveva già portato all’approvazione, il 20.11.2018, della Nota del Miur n. 19534 relativa alla necessità del consenso informato preventivo da parte delle famiglie per le attività scolastiche extracurricolari, da considerarsi pertanto facoltative. Tale circolare, pur disattesa da molte scuole, è stata fatta valere dalle famiglie informate/sostenute dalle associazioni che l’avevano promossa. Cfr. Giusy D’Amico, Vittoria dei genitori! Il consenso informato diventa legge: tutela per le famiglie e trasparenza a scuola, 03.05.2025, (https://www.nonsitoccalafamiglia.org/vittoria-dei-genitori/). L’Associazione Non si Tocca la Famiglia e l’Osservatorio di bioetica di Siena hanno nel frattempo collaborato, con l’appoggio di molte altre associazioni (tra cui quelle aderenti al network: Sui tetti), per diffondere in Italia, e non solo, il Manifesto europeo. Il documento scientifico, pubblicato nel luglio del 2022 dall’Osservatorio franco-belga La Petite Sirène, chiedeva alle istituzioni e ai mass-media un approccio più oggettivo, cioè aderente ai dati scientifici, e ‘plurale’ ai problemi di identità di genere dei minori, cioè meno appiattito sul cosiddetto “approccio affermativo” promosso dagli attivisti Lgbtq+. Nel corso di due convegni e di una conferenza stampa organizzati a Roma dai due gruppi, si è creata un’ampia rete di rapporti internazionali, come è apparso evidente nei festeggiamenti per il decennale dell’Associazione Non si tocca la Famiglia, a cui erano presenti – oltre a diversi politici e studiosi italiani – rappresentanti pro-family da Paesi come la Polonia, l’Ungheria, l’Inghilterra, gli Usa, il Messico, la Spagna e la Repubblica di San Marino. Comelli, Dieci anni di passione. L’associazione “Non si tocca la Famiglia” ha celebrato i suoi dieci anni di passione a difesa della famiglia, della vita e della libertà di educazione, 23.01.2025 (https://www.nonsitoccalafamiglia.org/10anni-di-passione/).
Roma 10 giugno 2025
La Segreteria