ARTICOLO

Alleanza educativa, una rubrica radiofonica condotta da Giusy D’Amico, Presidente dell’associazione Non si tocca la Famiglia, ha dedicato venerdì sera 15 marzo 2024 a RADIO MATER

All’Ospedale Gemelli di Roma si apre una finestra di speranza per chi soffre di disturbi identitari: gli interventi di Giusy D’Amico e del dott. Federico Tonioni, a cura di Lucia COMELLI

All’Ospedale Gemelli di Roma si apre una finestra di speranza per chi soffre di disturbi identitari: gli interventi di Giusy D’Amico e del dott. Federico Tonioni

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https://www.youtube.com/watch?v=nTKTNOpsngg

Alleanza educativa, una rubrica radiofonica[1] condotta dalla dott. Giusy D’Amico, Presidente dell’associazione Non si tocca la Famiglia, ha dedicato venerdì sera a RADIO MATER un’edizione straordinaria per chiarire le finalità per cui, il giorno prima, al Policlinico Gemelli di Roma, ha iniziato ad operare un servizio di: “consulenza multidisciplinare per giovani che presentano difficoltà nella strutturazione della propria identità personale e di genere e le loro famiglie”.[2]

La mattina del 14, sul quotidiano La Verità, un articolo in prima pagina del Direttore, Maurizio Belpietro: Londra chiude la fabbrica dei bambini trans, l’ospedale del Papa la apre, aveva sollevato il dubbio che, proprio in un ospedale cattolico e a dispetto della condanna dell’ideologia gender operata più volte dal pontefice, si potessero utilizzare gli stessi discutibili metodi, che hanno causato in gennaio un’ispezione al Careggi, nonché la chiusura della Tavistock – reparto londinese specializzato nella transizione di genere di bambini e adolescenti – e una settimana fa la sospensione nel Regno Unito dei trattamenti ormonali nei minori. Cure invasive, che l’associazione Non si tocca la Famiglia, ha spesso denunciato in questi anni “come lesive del diritto dei bambini ad una costruzione identitaria libera: il blocco farmacologico della pubertà rappresenta infatti l’arresto brutale e molto rischioso di un processo evolutivo naturale”, che risolve spontaneamente, nella grande maggioranza dei casi, le incertezze identitarie tipiche dell’adolescenza e dell’età che la precede. L’associazione ha trattato questo tema in diverse trasmissioni, facendo conoscere anche in Italia e nella Repubblica di San Marino, in collaborazione con l’Osservatorio di bioetica di Siena, un Manifesto europeo di denuncia di tali pratiche, pubblicato e diffuso dall’Osservatorio scientifico franco-belga La Petite Sirène nei due Paesi europei un paio di anni fa. Successivamente, le associazioni suddette hanno iniziato, su questi temi, a collaborare con esponenti governativi e di associazioni pro-family ungheresi e polacchi. Purtroppo, si è imposto in modo aggressivo nel dibattito in corso l’approccio ‘affermativo’ proprio delle associazioni arcobaleno. Tale posizione, che supporta le rivendicazioni politiche degli attivisti Lgbtqia+, veicolata in modo martellante dalla televisione, dalla stampa, dai social e persino da molteplici progetti scolastici, ha portato i casi di disforia di genere, veri o presunti[3] – un fenomeno fino a pochi anni fa estremamente minoritario – ad una crescita esponenziale, con una ricaduta drammatica sulla vita di diverse centinaia di bambini, ragazzi e delle rispettive famiglie. Per questo motivo le due organizzazioni – che avevano tentato di approntare una sorta di road map di specialisti in grado di offrire il supporto psicologico e psichiatrico di cui queste persone necessitano – venute a conoscenza del nuovo servizio al Gemelli, si sono proposte di approfondire la questione, chiarendo i frettolosi giudizi critici contenuti nel suddetto articolo.

La dott.ssa D’Amico ha invitato quindi uno dei responsabili – il dott. Federico Tonioni – ad intervenire durante la trasmissione, con l’auspicio che il poliambulatorio apra una finestra di speranza, a beneficio delle persone coinvolte, in modo corretto e pulito, cioè senza utilizzare farmaci o ricatti emotivi: “preferisce un figlio suicida o un figlio trans?” Questa è spesso la prima domanda rivolta ai genitori nei centri che curano la disforia di genere per convincerli ad acconsentire rapidamente a tali trattamenti e ad una nuova identità per i loro bambini, come hanno testimoniato anche un paio di madri di ragazze della Generazione D, un gruppo di genitori di giovanissimi che si autodefiniscono trans, in un convegno organizzato dalle due associazioni a Roma, un paio di anni fa. Le due donne hanno spiegato come la pressione mediatica e il contagio sociale avessero spinto le figlie ad un’interpretazione errata del proprio disagio, prendendo frettolosamente decisioni sbagliate, che – lasciando irrisolti i problemi psichici all’origine dei loro disturbi identitari – rischiavano di creare nel frattempo ulteriori danni fisici. Innumerevoli testimonianze di medici attestano infatti le numerose possibili ricadute negative dell’approccio farmacologico: come il rischio di perdere la fertilità, di sviluppare precocemente l’osteoporosi, di incorrere in una depressione […] Effetti collaterali pesanti già documentati nei bambini affetti da tumore curati con la triptorelina, un farmaco che dal 2019 viene utilizzato in Italia per bloccare la pubertà anche di minori in crisi di identità: Come si fa – si chiede la conduttrice – ad applicare protocolli di questo tipo su bambini sani, semplicemente disorientati in una fase della loro crescita che – come testimoniato poche settimane fa pure dalla scrittrice Susanna Tamaro[4]risolve per lo più spontaneamente nel tempo dubbi ed incertezze? Mentre – alterando un quadro ormonale non ancora definito e quindi falsando la percezione della realtà i giovanissimi che intraprendono la strada della transizione di genere, nella maggioranza dei casi, non tornano indietro e sono costretti a prendere farmaci rischiosi per tutta la vita [senza contare l’odissea di cure e interventi necessaria a chi tenti di ricuperare, almeno parzialmente, la propria integrità fisica: i cosiddetti detransitioner]. Fino ad oggi, in Italia, i centri disponibili a curare questi disturbi hanno abbracciato l’approccio affermativo e quindi si sono serviti delle metodiche controverse sopra descritte: sponsorizzati e spesso coordinati dalle associazioni Arcobaleno, tali servizi appaiono ideologicamente schierati.

Nel dibattito in corso, conclude il suo intervento la conduttrice, conta a favore dell’approccio affermativo anche il peso: “dell’enorme indotto economico, che la transizione di genere rappresenta, e non solo per le case farmaceutiche o per le cliniche specializzate, ma per l’industria della moda, dello spettacolo …”.

Interviene a questo punto nella trasmissione il dott. Tonioni, un responsabile del nuovo servizio di consulenza per la disforia di genere, del quale siamo contentissimi – afferma la conduttrice introducendo l’ospite – perché contiamo sul fatto che rappresenti uno spazio sicuro per tutti coloro che in Italia erano invece indirizzati a centri di riassegnazione sessuale di dubbia consistenza:

Buonasera dottor Tonioli e grazie per aver accettato l’invito. Le chiedo di presentarsi ai radioascoltatori perché apprendano direttamente da lei la natura del suo coinvolgimento e del

servizio al Gemelli, chiarendo i dubbi sollevati da un articolo che secondo noi non rispecchia la realtà dei fatti e quindi contraddice il titolo con cui il giornale si propone ai lettori: le lascio ampio spazio per potersi esprimere in merito”.

 L’intervento del dott. Federico Tonioni[5]:

 “Grazie a voi per la fiducia. Mi chiamo Federico Tonioni: sono uno psichiatra, uno psicoterapeuta ricercatore della Cattolica, lavoro al Gemelli dal 2002 e ho aperto nel 2009 il primo ambulatorio sulla cosiddetta dipendenza da internet in Italia, per cui all’interno del mio Policlinico è stato naturale incaricarmi anche di questo ambulatorio, che è esclusivamente uno spazio – esattamente come ha detto lei (che ha fatto affermazioni che mi trovano d’accordo su tutta la linea) – per comprendere meglio le motivazioni, a volte estremamente complesse, che possono portare un ragazzo o una ragazza a una decisione di questo tipo. Innanzitutto, avendo già visitato dei giovani con questo problema esistenziale, vi devo dire che esso riguarda, più che la sessualità in modo specifico, l’identità complessiva di ragazzi e ragazze che non si vogliono bene e hanno un rapporto conflittuale con se stessi e il proprio corpo. Considerate che mente e corpo non sono due cose diverse che aderiscono tra loro, ma sono veramente due facce della stessa medaglia (se pensate alla psicosomatica lo capite facilmente): perciò il servizio sarà esclusivamente uno spazio allargato, pulito, autentico, sicuro – aggettivi che lei ha usato e in cui mi ritrovo perfettamente – dove saranno aiutati anche i genitori (io stesso ho degli amici che hanno un problema di questo tipo in casa e immaginatevi l’angoscia nel dover magari chiamare il figlio o la figlia con un nome diverso da quello originario), pur rimanendo la salute dei ragazzi lo scopo principale […]  Non saranno somministrate, ovviamente, terapie ormonali: non sta a noi utilizzarle, né tantomeno promuovere operazioni chirurgiche all’interno del nostro Policlinico; sicuramente però aiuteremo i ragazzi, che nella maggioranza dei casi sono minorenni, a capire quello che vogliono, perché la decisione ha i caratteri dell’irreversibilità, per cui vanno accompagnati: ho visitato degli adolescenti, già in terapia ormonale, che si avvicinavano all’operazione, prendendo anche tre psicofarmaci insieme, per farvi capire quanto il problema può stare anche altrove. Ci sono diverse strutture che si occupano da prima di noi di cose del genere: molti lo fanno con coscienza; in altre situazioni mi è sembrato invece prevalere una tendenza ad agire, piuttosto che a pensare. Rispetto a costoro ci poniamo proprio al polo opposto, comprendendo le angosce dei genitori e facendo tutto il possibile per la salute dei ragazzi, che rimane il nostro focus principale. Lavorare con i ragazzi è bellissimo! Gli adolescenti rimangono a parer mio le persone, non ho problemi a dirlo, più serie con le quali parlo durante la settimana” […] A proposito dei commenti negativi citati dalla conduttrice: “ Sono rimasto stupito, perché è stata data un’interpretazione completamente contraria a quanto descritto nel nostro comunicato stampa con molta semplicità e chiarezza” […] “Precisato che l’ambulatorio sarà uno spazio per comprendere a pieno un problema che, altrimenti, può diventare irreversibile vorrei aggiungere qualcosa a proposito  del farmaco, di cui lei parlava prima, somministrato per congelare la pubertà dei ragazzi: ecco, personalmente, se non ci sono motivi fondamentali per darlo, da sempre l’ho trovata una cosa che aiuta la confusione e non la chiarezza: se un ragazzo è indeciso – e  nel passaggio tra preadolescenza e adolescenza, tutti siamo stati indecisi, perché in quel momento c’è proprio una rivisitazione dell’identità sessuale – può uscirne con le fantasie e con l’esperienza – anche quella di dare un bacio a un ragazzo o a una ragazza – per cui non  riesco a vedere niente di buono nel disallineare la mente e il corpo, congelando quest’ultimo, mentre la mente con tutte le sue fantasie va avanti […] anche se, a onor del vero, stamattina parlando in un’altra trasmissione con un’endocrinologa di Milano, che lavora in questo campo da 15 anni, mi spiegava che in qualche caso è opportuno fare un’operazione di questo tipo; ma io non ho ancora visto situazioni del genere. Ecco, la terapia ormonale è una cosa, il congelamento della pubertà [la somministrazione dei cosiddetti blockers] – in attesa che l’adolescente capisca che cosa vuole essere – dal mio punto di vista è esattamente quello che non si deve fare! Perché non si capisce riflettendo, si capisce con l’esperienza, con l’emozione, con la capacità o meno di innamorarsi, per cui trovo una cosa abbastanza inutile manipolare la pubertà. Comunque, al di là di tutte queste tendenze, a volte anche opposte, conflittuali, non possiamo fare finta di non vedere. Per cui, come Policlinico Universitario di ispirazione cattolica, abbiamo creato uno spazio per comprendere meglio questo fenomeno e soprattutto aiutare, assieme ai ragazzi, i loro genitori, che hanno difficoltà diverse, ma altrettanto intense.”

D’Amico – Io la ringrazio perché chi ci segue sa che noi approfondiamo questo argomento e combattiamo la narrativa imperante del ‘corpo sbagliato’ ormai da circa un paio d’anni, in corrispondenza dell’uscita di un Manifesto europeo, [6] […] di fronte agli interrogativi suscitati dalla nascita del vostro centro, per quanto Lei ci ha detto e perché conosciamo persone che collaborano con voi, di cui abbiamo stima e fiducia, pensiamo di poter dire a chi affronta queste problematiche – come i genitori che aderiscono alla sopra citata Generazione D – che possono contare su un centro dove poter parlare con specialisti che ascolteranno il loro disagio e lo accompagneranno con cura, in modo pulito, cioè lontano da certi approcci terapeutici che sono risultati lesivi.

 Dott. Tonioni – Assolutamente sì! Confermo in pieno quanto lei ha appena detto e me ne assumo la totale responsabilità: è scritto con chiarezza anche nel comunicato stampa pubblicato!

D’Amico – La ringrazio nuovamente e spero mi dia l’opportunità di poterla intervistare ancora, magari proprio lì al Gemelli, assieme ad altri amici del direttivo dell’Associazione che presiedo, per poter indirizzare le famiglie a questo nuovo centro, rassicurandole sul fatto che è realmente a servizio della famiglia, messa duramente alla prova da queste situazioni difficili e potenzialmente disgreganti: se c’è un sostegno in questo senso, io credo che cosa migliore non potesse capitare! Spero davvero che possiate accoglierci nel reparto per poterne nuovamente parlare.

Dott. Tonioni – Ve lo anticipo: sarà un piacere!

D’Amico – Quindi ci risentiamo per prendere un appuntamento, magari prima di Pasqua, così da dare, in tempi brevi, un’altra buona notizia alle famiglie […]

Dott. Tonioni – Quando volete! Un saluto e un abbraccio.

D’Amico – Cari ascoltatori, […] ci faremo garanti anche noi di quanto dichiarato adesso dal dottor Tonioli e speriamo di poter incontrare presto in reparto gli specialisti coinvolti direttamente in questo servizio, che intendiamo continuare a seguire con attenzione, perché secondo noi rappresenta quello che finora mancava in Italia: una struttura all’altezza dei problemi affrontati e a misura di famiglia, proprio in un momento in cui tante famiglie stanno soffrendo a causa dell’insistente ed ingannevole propaganda sulla transizione di genere.

Un saluto a tutti, in attesa della Santa Pasqua, che speriamo porti pace nei nostri cuori e soprattutto ci apra alla speranza di una vita immortale: qualcosa molto al di sopra di noi e a cui, tuttavia, possiamo guardare con speranza, grazie a Colui che ha dato per primo la vita per ciascuno di noi, affinché potessimo credere e poggiare l’esistenza su una roccia che non delude. Ci sentiremo nuovamente dopo le vacanze: intanto, auguro a tutti una buona serata!

[1] Cfr. www.radiomater.org. L’articolo rappresenta una sintesi dell’ampio intervento della dott.ssa D’Amico. Il grassetto, le sottolineature e le affermazioni tra parentesi quadre sono opera di chi scrive.

[2] Dal comunicato apparso il 12 marzo sul sito dell’ospedale.

[3] Al Careggi la terapia ormonale veniva somministrata senza la prescritta diagnosi differenziale e la psicoterapia, previste dall’Aifa, sulla base delle sole percezioni giovanissimi pazienti, come aveva denunciato in un’interrogazione parlamentare l’on. Maurizio Gasparri, cui avevano fatto seguito un esposto dell’avv. Bernardini de Pace e un’ispezione da parte del Ministero della Salute. Cfr. www.roma.corriere.it, 24.01.2024.

[4] S. Tamaro, Io, bambina in un corpo bagliato, mi sono scoperta donna, www.corriere.it, 11.02.2024. In un’intervista la scrittrice – raccontando di aver sofferto molto per diversi anni di disforia di genere e di esserne guarita nel tempo spontaneamente, innamorandosi di un ragazzo – ha preso posizione contro chi avvia bambini e adolescenti che soffrono dello stesso disturbo alla transizione.

[5] L’intervento, trascritto automaticamente, ha subito qualche lieve modifica, per eliminare le ripetizioni tipiche del linguaggio parlato.

[6] Di questo secondo intervento della dott.ssa D’Amico, che riprendeva argomenti già trattati in quello iniziale, riporto solo le conclusioni: rimando chi volesse ascoltare la registrazione dell’intera puntata al link postato all’inizio dell’articolo. 

Roma, 17 marzo 2024 

                                             Lucia COMELLI