EVENTO

Educare alla libertà: una due - giorni sulle questioni cruciali della scuola

Questo il titolo complessivo della due giorni organizzata dall'associazione: Non si tocca la Famiglia, nella scenografica cornice del lago di Albano (hotel Miralago), a conclusione dell’Incontro mondiale delle famiglie voluto dal Santo Padre. (Appunti non rivisti dai relatori).

Sabato 2 luglio – Giusy D’Amico, presidente con Di Matteo dell’Associazione, ha ricordato come quest’ultima sia nata nel 2014, principalmente per contrastare i progetti ispirati alla Teoria Gender, che proprio allora iniziavano a circolare nelle scuole. Con la collaborazione di tanti genitori sono stati quindi denunciati e bloccati molti progetti che rappresentavano veri e propri abusi didattico educativi, ma soprattutto si è ottenuto nel 2018, con una Nota del MIUR, il riconoscimento del diritto delle famiglie al consenso informato per le attività scolastiche extracurricolari che trattano temi eticamente sensibili.

Il primo relatore, dottor Roberto Piermarini, già direttore di Radio Vaticana, ha parlato della famiglia odierna, tra crisi e speranza. Partendo dalla propria trentennale esperienza a fianco di tre papi che hanno sempre voluto nei loro viaggi incontrare le famiglie, egli si è interrogato su una recente affermazione di Papa Francesco: La famiglia è il primo luogo in cui si impara ad amare, chiedendosi fino a che punto essa sia ancora valida. Se solidarietà e condivisione caratterizzavano infatti ampiamente le società contadine del passato, i fenomeni dell’industrializzazione e della scristianizzazione hanno profondamente cambiato in tutto il mondo il tessuto sociale: la famiglia è ancora il luogo in cui si impara ad amare? Nelle società odierne, se la realtà del matrimonio si rivela diversa dall’idea che ce ne siamo fatta e chi ci sta vicino non ci ama nel modo in cui desideriamo, tendiamo a mettere in discussione il valore del legame e perfino la ragionevolezza della fede: se Dio c’è perché devo soffrire in questo modo? 

Come ha detto il Papa alle famiglie lo scorso sabato, Dio ama i giovani, ma non li preserva dalla sofferenza: cerchiamo come genitori di accenderli di passione per la vita e aiutiamoli a comprendere la volontà di Dio, senza temere che smettano di amarci quando diciamo loro dei no. I figli non sono una cosa nostra: non proiettiamo su di loro le nostre frustrazioni, desiderando per loro i traguardi che non siamo riusciti a conseguire per noi stessi, ed evitiamo – una volta che sono cresciuti – di entrare nelle loro dinamiche matrimoniali, ma piuttosto testimoniamo loro l’amore profondo che ci lega come sposi. Quando manca in noi genitori il senso di Dio, anche l’affetto può diventare nevrotico e soffocare i figli: senza la certezza dell’amore di Dio prevale in noi tutti l’egoismo e le difficoltà diventano inaccettabili!

Nel secondo intervento, il dottor Giuseppe Bruno, dirigente scolastico, ha sostenuto con puntuali riferimenti legislativi che la cosiddetta ‘Scuola dell’Autonomia’ offre ai genitori formati e consapevoli molte possibilità di intervenire: molti però sembrano concedere alla scuola una sorta di delega in bianco, salvo poi pentirsene quando la loro fiducia viene tradita. In effetti, numerosi progetti di contrasto al bullismo o di educazione sessuale – con il pretesto della lotta alla discriminazione o alla promozione del benessere degli studenti – hanno diffuso in questi ultimi anni contenuti ideologici e fortemente riduttivi delle istanze affettive dei ragazzi. Per questo è importante, con l’aiuto delle associazioni familiari, far conoscere ai genitori la normativa scolastica – in particolare il Patto educativo di corresponsabilità – che riporta i diritti e i doveri delle diverse componenti della vita scolastica e, soprattutto, il PTOF. Sarebbe opportuno che essi, attraverso i propri rappresentanti, partecipassero alla stesura di progetti da inserire nel piano dell’offerta formativa. (Esso andrebbe predisposto entro il mese di ottobre dell’anno scolastico precedente al triennio di riferimento, proprio per concedere anche alle famiglie il tempo per leggerlo e avanzare proposte). 

Rimane, comunque, la possibilità per le famiglie di richiedere per i figli l'esonero da un'attività ritenuta diseducativa o la richiesta di un contraddittorio, quando - su tematiche eticamente sensibili - la scuola appaia sbilanciata su posizioni di parte. (La propria contrarietà a determinate iniziative può essere espressa anche con una lettera al Dirigente (e per conoscenza al Consiglio d'Istituto) e, qualora non sortisca l'effetto desiderato, al Consiglio Scolastico Regionale o allo stesso MIUR).

Infine, il giornalista Luciano Castro ha offerto alcune indicazioni per comunicare al meglio le proprie convinzioni con gli strumenti moderni. Se la famiglia è un luogo di comunione, essa è anche – proprio per questo – il primo e fondamentale luogo di comunicazione. Il nome Nessuno tocchi la Famiglia richiama alla memoria quello di un’altra associazione: Nessuno tocchi Caino. Certamente da cristiani non possiamo che acconsentire alla tutela che la nostra società offre a Caino, ma vorremmo che si ricordasse anche di Abele, cioè che si occupasse con altrettanto zelo dei più fragili: della sorte del bambino abortito, come quella degli anziani, spesso profondamente soli … Oggi rischiamo di essere bersagli passivi di una comunicazione che ci raggiunge spesso per motivi biechi, come quello di venderci stili di vita dispendiosi. L’esistenza stessa della famiglia pone un limite ai consumi individuali e dunque ai profitti: non è dunque per caso, che molti grandi marchi abbiano adottato l’arcobaleno colorato [cioè l’ideologia lgbt]! Per questo, se vogliamo mantenere la libertà di esprimere un pensiero critico, noi laici cristiani dobbiamo smettere di delegare alla gerarchia: con la preparazione e l’impegno possiamo fare la differenza (anche a livello ecclesiale)

L’associazione Non si tocca la Famiglia si fa portavoce di temi potenzialmente fortissimi dal punto di vista comunicativo: tenendo fermi alcuni principi non negoziabili, noi che ne facciamo parte rappresentiamo infatti nel mondo odierno un’eccezione, e quindi siamo soggetti potenzialmente molto interessanti in ogni dibattito (televisivo o meno) che necessita – per mantenersi vivace – di un contraddittorio. Per quanto contestato dai mezzi di comunicazione per la sua carica polemica, lo stesso nome dell’associazione: Non si tocca la Famiglia rappresenta un modo efficace di comunicare la nostra volontà di resistere soprattutto per amore di figli e nipoti – a questo mondo capovolto!

Agli interventi è seguita un'assemblea in cui si è distinta in modo particolare la testimonianza di don Gabriele Mangiarotti (Cultura cattolica) sulla lotta che con alcuni amici ha condotto contro la legalizzazione dell’aborto nella piccola Repubblica di San Marino, di cui è parroco. 

La prima giornata si è conclusa dopo cena con il divertente spettacolo I cinque linguaggi dell'amore sulle differenze psicologiche tra uomini e donne, ideato e recitato dal dottor Pierluigi Bartolomei, dirigente scolastico dell'Istituto ELIS di Roma. 

Domenica 3 luglioGiusy D’Amico ha introdotto Suor Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche e paladina della libertà educativa, presente in collegamento online, auspicando la formazione a novembre di un tavolo di lavoro che permetta alle associazioni familiari di interloquire con i leader politici: si tratta di trovare nel Family Act (Trattasi della legge n.32/2022, che delega il governo a legiferare in favore delle famiglie con figli con l’obiettivo di sostenerne la funzione sociale e educativa, contrastare la denatalità, valorizzare la crescita armoniosa dei figli e favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile) le risorse che garantiscano anche ai genitori meno abbienti di scegliere liberamente la scuola per i figli, senza dover pagare per due volte lo stesso servizio (uno attraverso le tasse, l’altro attraverso le rette scolastiche delle scuole paritarie).

La relatrice ha sottolineato come le difficoltà legate alla pandemia, scoppiata nel marzo del 2020, abbiano evidenziato in modo drammatico i gravi limiti del nostro sistema scolastico. Come mai solo qui il covid, a differenza di quanto accaduto negli altri Paesi europei, ha portato ad una chiusura tanto prolungata delle scuole, mentre altrove esse hanno riaperto già ad aprile? Perché il nostro sistema scolastico dopo la pandemia non è ripartito, come invece è accaduto in altri Paesi europei e nelle poche regioni italiane (quali la Lombardia, il Veneto e l’Emilia – Romagna, le stesse che si collocano in cima alle statistiche OCSE Pisa) che possono disporre di un sistema integrato di scuole statali/paritarie? Anche in un Paese laicissimo come la Francia, in cui tuttavia pubblico non coincide con statale, le classi pollaio (impossibilitate a garantire durante la pandemia il distanziamento previsto per ragioni sanitarie) non esistono: da noi la sovrautilizzazione delle scuole statali e il sottoutilizzo di quelle paritarie hanno imposto il lockdown europeo più prolungato, con tutte le sciagurate conseguenze della didattica a distanza. Nella scuola pubblica statale italiana infatti scarseggiano già da anni gli spazi, i docenti e i mezzi di trasporto per accogliere degnamente tutti gli studenti. 

Per uscire dalle sterili polemiche che hanno impedito a lungo nel nostro paese una legge sulla parità e, una volta ottenuta (legge 62/2000), hanno comunque riservato alla scuola non statale le briciole delle risorse reperite con le tasse, è stato cruciale individuare il costo standard di ogni allievo. Secondo il Ministero dell’Istruzione, lo Stato paga oggi annualmente per ogni studente 7.500 euro di tasse, di cui però solo 500 euro all’anno vengono concessi alle scuole pubbliche paritarie per pagare gli insegnanti, le spese di gestione… In questi anni di gravi difficoltà economiche per molte famiglie, gran parte delle scuole che si dedicavano all’educazione dei meno abbienti sono state costrette a chiudere. Nello stesso tempo, si sono resi evidenti notevoli sprechi in diverse scuole statali: rendere effettiva la parità, aumentando sensibilmente i contributi delle scuole paritarie, permetterà quindi allo Stato un enorme risparmio, visto che esse riescono a garantire spesso un insegnamento di qualità con un costo standard di 4.500 euro per studente! Oggi non esistono più gli impedimenti ideologici che ostacolano da anni l’attuazione della legge sulla parità scolastica: è ampiamente presente tra le forze politiche la consapevolezza che tutte le scuole del sistema scolastico pubblico, a gestione statale o meno, servono alla ripartenza del Paese! Dal 12 maggio il governo ha la delega per legiferare: ci auguriamo che da ottobre traduca in decreti legislativi il primo e il secondo articolo del Family Act (Quelli che impegnano il Governo a: – istituire un assegno universale mensile per ogni figlio a carico fino all’età adulta, senza limiti di età per i figli con disabilità – rafforzare le politiche di sostegno alle famiglie per le spese educative / scolastiche e per le attività sportive / culturali) dando a tutte le famiglie un’effettiva libertà di scelta educativa, un diritto umano inalienabile sancito dalla Costituzione e da diverse Dichiarazioni internazionali!

Successivamente, è intervenuto in video collegamento anche l’on. Rossano Sasso, Sottosegretario all’Istruzione, che – salutati i presenti – ha sottolineato il proprio interesse per le tematiche educative e il proprio coinvolgimento politico nella battaglia delle associazioni familiari contro la diffusione delle ideologie di genere a scuola. Giusy d’Amico ha presentato un progetto di lettura (Famiglie (stra)ordinarie il testo, a cura di Giusy D’Amico. Per informazioni sul progetto scrivere una mail a Info@nonsitoccalafamiglia.org) per la scuola primaria: Uguali. Diversi, nato da un’attività che aveva svolto in classe qualche anno fa con una terza elementare, e un video sulle iniziative messe in atto in questi anni dall’Associazione che presiede, nonché un progetto di cineforum per medie e superiori: Oltre il muro, ideato in collaborazione con il regista Pupi Avati.

Infine, per il progetto Diritti di libertà – inteso ad informare le allieve sui rischi per la salute legati all’assunzione della pillola del giorno dopo e alla pratica dell’aborto – è intervenuta la dott. Rachele Sagramoso, ostetrica specializzata in queste tematiche, presentando un progetto di educazione sessuale nelle scuole, comprensivo di testi per educatori – in primis genitori – e per gli studenti, che non riduca la sessualità alla genitalità e l’educazione sessuale a una serie di istruzioni sull’uso, ma faccia comprendere la centralità della relazione uomo – donna e la bellezza del dono della vita. Il progetto illustra, oltre ai meccanismi di funzionamento, anche i possibili effetti collaterali negativi della contraccezione d’emergenza – rappresentata dall’assunzione della cosiddetta pillola del giorno dopo, il cui acquisto è ormai accessibile alle minorenni anche sprovviste di ricetta – e dall’aborto chirurgico, nonché farmacologico (sempre più diffuso) tramite la somministrazione della pillola RU486.

Il convegno si è concluso con l’impegno da parte dei partecipanti a diffondere i contenuti degli incontri e l’Associazione Non si tocca la Famiglia, facendo rete tra loro e con gli altri soggetti interessati.  

Lucia Comelli

I Relatori

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